Impariamo a convivere con la celiachia?

Si parla di celiachia quando una persona è intollerante al glutine: si tratta di una sostanza che deriva dall’unione di acqua e farine di cereali (avena, farro, frumento, kamut, orzo, segale, spelta e triticale), presente in molti alimenti, come ad esempio pane e pasta.

Secondo le stime, circa 600 milioni di persone nel mondo soffrono di celiachia, una patologia da cui non si guarisce, ma con cui si può convivere modificando il proprio stile alimentare. In alcuni casi, la celiachia si manifesta già nei primi anni di vita del bambino, dopo il passaggio del consumo di latte materno ai cibi che contengono glutine: se la malattia si manifesta in tenera età, i bambini sono facili al pianto e di costituzione esile. Le statistiche, inoltre, dicono che le donne di origine caucasica sono maggiormente interessate da questo disturbo.

Quali campanelli d’allarme ci sono?

La celiachia è una malattia autoimmune che è fortemente influenzata da fattori genetici. Cosa succede al nostro organismo quando entra in contatto con il glutine? Questa irrita i villi intestinali situati nell’intestino tenue (il quale deve assorbire i nutrienti provenienti dal cibo); in questo caso il glutine causa una risposta del sistema immunitario così violenta da danneggiare le funzioni dei villi intestinali.

I sintomi tipici della celiachia sono: anemia, diarrea cronica, dolore addominale, flatulenza, gonfiore, mal di stomaco, mancanza di minerali e vitamine, meteorismo, nausea, osteoporosi, perdita di appetito e di peso, scarsa energia, stipsi e vomito.

Prima si accetta poi si impara a conviverci

Esiste un esame specifico per diagnosticare la celiachia: si tratta di una ricerca, nel sangue, di anticorpi-translutaminasi AH (ANTI TTG) della classe IGA, oppure di anticorpi anti-endomisio (EMA). Infine è necessaria una biopsia dell’intestino tenue.

Come già anticipato, non esiste una cura alla celiachia, per cui bisogna modificare la propria alimentazione per evitare di andare incontri ai sintomi della malattia. È, allora, importante evitare il consumo di pasta, pane, farinacei e birra, prediligendo mais, miglio, riso e quinoa. Qualora si dovesse, accidentalmente, consumare uno degli alimenti che possono arrecare disturbo, non bisogna allarmarsi: il fastidio tenderà ad andare via rapidamente. In caso contrario, in farmacia è possibile reperire numerosi rimedi da assumere seguendo le indicazioni del proprio medico curante.